Appunti per una conferenza sullo stalking, una delle oltre 6 conferenze tenute dal 2000 ad oggi, su mobbing, violenza di genere e non.
“Voi volete parlare dello stalker o dell’assassino o della vittima o del violento! Io parlo di un contesto di stalking o di un contesto patogeno in cui si sviluppano determinate relazioni inappropriate che prevedono che ci sia una vittima, un persecutore. Ci sono certe caratteristiche di entrambi che si diramano e come delle calamite si attirano in una maniera oserei dire irresistibile; certe volte al punto tale da far sembrare sia stalker che vittime di stalker, vittime.
Questa è la prima riflessione.
Non è da capire soltanto quello che passa nella testa dello stalker, occorre capire la relazione di stalking e se noi non capiamo, non entriamo nel labirinto del comportamento umano, nelle radici di questo comportamento e la descrizione precisa dei fatti, non riusciremo mai ad avere l’unico vero rimedio.
Io chiedo scusa alle Legge se posso sembrare sfiduciata ma non bastano le leggi è la gravità delle pene a far cessare certi comportamenti, pensate a tutto quello che è stato propinato nel corso dei millenni dal “taglio” fisico delle parti del corpo più svariate. Ci sono dei trattati di tortura e anche di martirologia che descrivono la storia dei martiri e di beatificazioni – non a caso perchè i martiri sono passati in situazioni analoghe un pò tutti- potremmo dire!
Quindi primo punto: cominciamo a riflettere sulle relazioni e non sulle persone vedendole come individui separatamente come se le loro storie individuali siano tali senza intersecarsi con le altre storie.
Secondo punto: si parla sempre di uomini ma ci sono anche donne stalker e non sono poche e ci sono anche donne assassine, sono molte di meno perchè per fortuna la prolattina ci difende spero e credo, però solo fino alla menopausa!
La prolattina ci difende da questa tendenza alla violenza che fa parte del DNA più squisitamente maschile.
La violenza psichica invece, fa abbastanza parte anche delle modalità di comportamento femminile, però è chiaro che la stragrande maggioranza delle vittime sono donne.
Terzo punto: non sono tutte storie vere!Ci sono molti falsi mobbing, cioè ( questo non viene mai ripetuto abbastanza). C’è una finezza: “stalk” significa “intrappolare”. La trappola è la sequenza relazionale e fa scattare un contesto in cui c’è una persona che riesce a intrappolare un’ altra, perchè letteralmente stalk significa “appostarsi” così come “mob” significa accerchiare.
Quindi per tutti e due i termini sono inglesi.
Io preferisco per “mobbing” il termine “abuso istituzionale” che secondo me è infinitamente migliore, devo dire però che il termine “mob” descrive l’accerchiamento di tante persone contro una, mentre il termine “stalk” descrive meglio la persona singola. Se qualcuno di voi ha il coraggio di vederlo c’è “Amabili resti”, che è un film eccezionale che fa capire al meglio come si possa costruire una trappola in cui , in questo caso un serial killer, tende ad imprigionare la sua vittima. Come se fosse un animale selvatico. Lui attirava le bambine vittime costruendo un rifugio sotterraneo di giocattoli e giochi.
Quindi occorre esaminare il contesto di relazione.
Quarto: riconoscere il ruolo dell’ansia come danno psichico e il fatto che provoca quello che è il minimo comune denominatore di qualunque situazione psicopatogena: l’isolamento! E qui possiamo agire con la prevenzione. La vittima si rinchiude e viene rinchiusa come in una prigione.
Quindi come difendersi? Vi racconto la storia di Franca.
E qui devo dire un’ altra cosa un pò sgradevole: forse la mia esperienza più eclatante di stalking è stato il caso di una paziente il cui nome con tutti gli appellativi possibili e immaginabili, stava su tutti i muri della città, dalla rotonda del lungo mare fino al Di Cagno Abbrescia! Nome, cognome, indirizzo qualifiche, capacità sessuali, tipo di prestazioni, telefono… Ad un certo punto dopo anni di insulti murari questa signora ha tentato di suicidarsi ed era arrivata nel mio Centro di salute mentale. Che fare? Psicoterapia e psicofarmaci? Non bastava! Occorreva cancellare gli insulti!
Un’altra volta Don Chisciotte ho fatto una serie di lettere al Sindaco, Procuratore della Repubblica, Polizia, Carabinieri… alla fine ho tolto gli indugi, perché qual’ era il problema? Tutti dicevano. “Che ne sappiamo noi chi è”, ma come che ne sapete? Questo scrive su tutti i muri della città, c’è un ex marito che le telefona cento volte! Ho scritto perfino al Tribunale dei minori, sostenendo che era nell’interesse dei figli che venisse fatto qualcosa! Alla fine eroicamente l’ho invocato io in prima persona il presunto colpevole nel Centro di salute mentale di Bari. Il giorno dopo ha “firmato”, perché è comparsa una scritta “Maristella… ” con un epiteto che potete immaginare, sui muri esterni del mio stesso Centro!
Mi ero “sacrificata” un’altra volta, però abbiamo avuto ulteriore prova indiretta che era lui e l’abbiamo detto a tutti!
Quando però andai dal Procuratore Generale dell’epoca-sono passati moltissimi anni-mi guardò e mi disse: “noi abbiamo deciso di archiviare”. Siccome sono una donna testarda e non mi fermo, alla fine ho trovato uno, un magistrato, il Dott. Giannella, che ha chiamato il marito e l’ha minacciato e questo l’ha finita!
Allora voglio arrivare a questo: c’è un contesto anche sociale in cui tuti noi abbiamo paura quando succedono queste cose; non è che ha paura solo una persona, hanno paura tante persone, non è paralizzata solo una persona ma sono paralizzate tante persone!
E’ inimmaginabile che possa accadere quello che è accaduto a loro se non c’è una collusione, che è un meccanismo psichico, per cui si vanno a saldare delle istanze inconsce e anche questa volta mi tocca dire cose sgradevoli, ma dobbiamo dirle, perchè il sottofondo della parte della violenza femminile è purtroppo il maschilismo! Queste situazioni sono fortemente connesse agli stereotipi di genere! Gli stereotipi sulle donne e sui deboli sono stati lentamente costruiti in millenni. Anche la psichiatria ne ha costruiti! Anche le religioni e le leggi!
Vorrei fare un ultima annotazione su tutte e tre le vittime di cui ho parlato prima: se posso riassumere “troppo buone!”, cioè sono persone eccezionalmente buone e quindi persone così buone devono essere aiutate da qualcuno a distaccarsi!
E qui voglio tirar fuori altre decisive parole: distacco, ambivalenza, rabbia, è lungo questo tipo di perimetro che noi possiamo capire perché la gente fa queste cose, perché il problema vero da cui nascono le perversioni è che l’ altro è un oggetto, l’altro è fatto da tanti pezzi, non è una persona intera, ecco perché poi “l’oggetto” può addirittura essere spezzato come una bambola in più parti (non mi piace addolorare ancora il fratello).
Questo accade perché nelle perversioni l’empatia è zero!
Riguardo ciò vi posso consigliare un libro che si chiama “La scienza del Male”, che analizza il motivo della crudeltà, o “ La banalità del male, non c’è neanche bisogno di leggerlo, il titolo dice già tutto!
Quindi la radice di tutte le perversioni è la bassissima empatia, naturalmente sono radici profonde! Io ho curato pedofili, i pedofili dentro sono dei bambini, dei bambini a cui piacciono altri bambini, lo so che questo è orribile da dire, però questa è la radice della pedofilia e fino a che qualcuno non li aiuta a ritrovare questo bambino e a crescere continueranno ad essere pedofili pure che diamo loro 150 anni di galera!
Detto questo, credo che ognuno debba fare la propria parte e credo che, cosi come io ho fermato di fato questo stalker, un atteggiamento fermo da parte delle forze dell’ordine o anche dei familiari: “di qui non si passa, perchè va a finire male”! possa essere un grande aiuto per evitare tragedie.
Infine un altro mito lo spezziamo: nella stragrande maggioranza dei casi queste persone non sono malate di mente, cioè il fatto che uno sia etichettato schizofrenico in una città in cui ogni due parole una è “pazzo”, quindi per pazzi passano tutti e probabilmente c’è anche del vero (per sdrammatizzare), non vuol dire che sia pazzo davvero!
Ma se ha una malattia mentale, che distorce profondamente la sua percezione della realtà, c’è una Legge. La Legge per fare una proposta di TSO e fermarlo! Anche le Forze dell’Ordine devono agire. Se non è stato fatto allora deve scattare la denuncia per chiunque a qualunque livello!
Lo stalker si sente a sua volta stalkerizzato, torturato, imprigionato dalla sua vittima che lo tormenta perchè rimane nella sua testa come un chiodo. Su di lei si raggrumano frustrazioni desideri dolori. Impulsivo, privo di barriere etiche, culturali, familiari, di contesto, di riparo dalla sua impulsività e dalla sua piena emotiva, spesso passa all’atto: dalle telefonate all’appostamento alle trappole alle calunnie agli insulti alla violenza fisica al femminicidio.
Non bastano le Leggi bisogna farle eseguire.