in margine al Laboratorio IMMAGINI SENSIBILI a cura di Agnese Purgatorio
Quali sono le parole chiave per utilizzare il gioco dell’arte e giocare sull’identità, propria e altrui, riuscendo a ricomporre e completare il proprio mondo esterno e interno? Alcune sono certamente dettaglio, frammento, scomposizione, psicominiera, specchio, forbici, scanner, caleidoscopio, pancia. Ancora puzzle, enigma, sciarada, rebus, codice.
I processi che abbiamo attivato sono vedere e vedersi, riflettere e riflettersi – nel doppio significato di pensare e di vedersi su qualcosa che fa da specchio, che sia un oggetto, una persona, qui forbici e carta e colla – fare a pezzi e riunire, ricomporre e ricomporsi. Ogni frammento è un modulo, come un frattale si ripete negli altri pezzi, ha una sequenza nella memoria ma anche è indipendente dagli altri frammenti, perché è anche un dettaglio dell’immagine complessiva. Qual è il paradosso? Utilizzare il dettaglio, la scomposizione delle immagini per riconnetterle con un fil rouge, ossia attraverso un processo di frammentazione del proprio e altrui mondo, attraverso il ritaglio, è possibile di nuovo riuscire a intravedere i pezzi perduti del proprio, gli anagrammi smarriti, le parole perdute. Con un’inversione dunque rispetto al processo psicopatologico. Utilizzando lo slang psichiatrico potrei dire che proiezione, rimozione e spostamento e gli altri meccanismi di difesa dell’io, non sempre fruttuosi, sono agiti nel processo di collage.
Quale fiaba ripercorre lo stesso cammino? La mia favorita rimane La regina delle Nevi, di Andersen, che ha gelato il cuore di Kay, che chiuso nella fortezza vuota di ghiaccio cerca di comporre certi pezzi di ghiaccio, per comporre la parola che gli porterà il mondo in regalo (il suo mondo perduto). Nel cui antefatto si narra del Grande Specchio che è andato, appunto, in frantumi.
Forse sempre l’opera omnia di ciascun Artista può essere vista come una scomposizione della sua vita, tagliata a pezzi nei vari frammenti che sono le sue opere; che tagliando e riconnettendo i fatti, le persone, le percezioni, gli stati d’animo, le relazioni buone e cattive, reali e sognate, amate, odiate e odiosamate, della propria vita, del proprio universo, lo aiutano a ricomporre la propria identità smarrita.
E noi ripercorriamo gli stessi passi di guarigione, in psicoterapia, in psicoriabilitazione e nel gioco dell’arte.
Prof.ssa Maristella Buonsante
Direttore del Centro di Salute Mentale di Bari